La disoccupazione: le armi della politica per combatterla

Uno dei problemi maggiori per il nostro è la disoccupazione, è inutile nasconderlo. Il problema c’è tra i giovani (secondo l’Istat dal 2008 al 2014 sono stati persi 2 milioni di posti di lavoro tra gli under 35), tra gli immigrati (in Lombardia il tasso di disoccupazione di questa categoria di persone ha raggiunto il 15%) e tra gli over 50 (secondo il Censis in 6 anni il numero dei disoccupati in questa fascia di età è aumentato del 146%).

L’unica strada percorribile è quella politica: sono proprio loro, gli uomini e le donne che si trovano al Parlamento che hanno in mano il futuro del nostro paese. Ma cosa può fare la politica per combattere la disoccupazione?

Sicuramente un primo passo potrebbe essere quello di dare degli incentivi all’assunzione. Si tratta, per le aziende, di un piccolo “contentino” che potrebbe spingere qualcuno ad assumere, magari i giovani.

Un’altra idea potrebbe essere quella di permettere, a chi è senza lavoro, di investire gratuitamente sul proprio futuro, permettendo la partecipazione a dei corsi online per disoccupati.

Abbassare le tasse sulle aziende sarebbe un ottimo passo, perché la pressione fiscale sulle piccole e medie imprese del nostro paese è veramente insostenibile (nel 2014 tutto il lavoro fatto fino al 22 giugno va in tasse) e le scadenze fiscali sono un calendario sempre più fitto.

Infine, riorganizzare ed eliminare le spese inutili e i cattivi investimenti, per dirigerli verso qualche cosa di costruttivo (come aumentare la produttività) è una cosa altamente consigliata, se non obbligatoria, per far sì che il nostro paese non sia più solo un’ombra di sé stesso.