Politica e disoccupazione

disoccupazioneSi dice che “il lavoro nobilita l’uomo“, dunque è “diritto” di tutti averne uno. Il lavoro è il mezzo attraverso il quale la persona umana può realizzare i suoi sogni. In termini puramente economici, lavorare ti permette di guadagnare denaro e il denaro ti consente di acquistare ciò di cui hai bisogno o cià che desideri (come ad esempio una casa). Guardando invece il lavoro da un punto di vista meno materiale, possiamo dire che esso soddisfa e realizza la persona umana (a patto ovviamente che la cosa che si fa, piaccia).

Partendo da questo preambolo, possiamo dire senza dubbio che la disoccupazione è uno dei più grandi mali di ogni tempo, per ogni persona.

Cosa c’entra la politica con la disoccupazione, a questo punto? Ebbene, la politica è probabilmente l’unica che possa combattere ad armi pari la disoccupazione. Come? Le carte in mano sono tante, a partire dai tagli alle tasse per le imprese, non solo quelle legate agli utili ma anche quelle inerenti i lavoratori. Oggi in Italia assumere un dipendente costa tanto, decisamente troppo: se si considera uno stipendio netto di 1.000 euro al mese per un lavoratore, occorre mettere in considerazione circa altri 1.000 euro al mese (poco meno) in tasse. Questo scoraggia molto le aziende (soprattutto le piccole imprese private, il vero cuore economico nostrano) ad assumere personale.

La politica ha un ruolo importante anche dal punto di vista bancario, dato che potrebbe spingere gli istituti di credito a concedere maggiori finanziamenti alle imprese, in maniera che esse possano far fronte ad un aumento della domanda con degli investimenti che siano in grado di aumentare la produzione e che necessitino l’assunzione di personale.

Infine, spesso si legge sul giornale di questa o quell’azienda che ha dovuto chiudere (licenziando magari diversi lavoratori) per l’impossibilità di pagare le tasse, ad esempio, mentre era a credito da parte degli enti pubblici di svariate migliaia di euro per dei lavori fatti. Ecco, saldare i conti in maniera più puntuale permette a tali aziende di non chiudere e di andare avanti.

La politica, dunque, ha le carte in mano per combattere la disoccupazione, ma quando ha intenzione di giocarle queste carte?